Per chi si fida degli sconosciuti. (età 5-8 anni)
Erano senz'altro le bambine più belle della città, questo era fuori discussione. E la cosa simpatica è che erano belle almeno il doppio delle altre persone, visto che erano gemelle e si somigliavano come due goccioline d'acqua.
Mamma e papà avevano desiderate tanto dei figli, e ora che finalmente erano arrivate loro, erano la luce della loro vita. Erano coccolate e vezzeggiate e riempite di regali perfino oltre i loro desideri.
Nella loro cameretta rosa, riempita di bambole e peluche che nemmeno in un negozio di giocattoli ce ne stanno tanti, c'erano due bei letti a baldacchino con tende di raso e fiocchi come vere principesse. E uno specchio alto alto, che partiva dal pavimento e ricopriva tutta la porta, era stato montato dal padre perché potessero guardarsi tutte intere.
Alba e Aurora avevano tutto quello che si poteva sognare alla loro età. Se fossero felici, però, non lo so dire, perché non sembravano mai soddisfatte delle innumerevoli attenzioni che ricevevano dai poveri genitori, che spendevano tutti i loro risparmi per comprar loro nuovi vestiti e giocattoli.
Una sera di primavera, quando l'aria era già profumata di fiori e si potevano tenere le finestre aperte, mentre stavano bisbigliando per non farsi sentire dalla mamma che le aveva già messe a letto, sentirono bussare dalla porta della loro cameretta.
"Mamma? Sei tu?"
Nessuna risposta. Solo tre piccoli tonfi che si ripetevano per la seconda volta.
Tump tump tump.
"Papà?"
Silenzio.
Le bimbe smisero subito di parlare e si misero a sedere sul letto, incuriosite.
Tump tump tump.
Ancora.
"Avanti!" provò a dire Aurora.
E senza che la porta si muovesse di un millimetro, una buffa figura pelosa uscì dallo specchio.
Era piccola e rotonda come una palla di peluche e aveva due orecchie lunghe fino ai piedi, e dei baffi dritti come i ferri da maglia della nonna.
"Buongiorno principesse" disse la palla di pelo con voce roca ma che le faceva sentire al sicuro.
"Vorrai dire buonasera!", rispose Alba senza avere la minima idea dell'essere con cui stava parlando.
"Buonasera principesse", si corresse lui. E fece un inchino.
Ora, provate ad immaginare una palla di pelo che si inchina verso terra! Ci riuscite? In effetti quell'inchino lo fece rotolare sul pavimento in modo così buffo che le due bambine scoppiarono a ridere divertite.
Ora, provate ad immaginare una palla di pelo che si inchina verso terra! Ci riuscite? In effetti quell'inchino lo fece rotolare sul pavimento in modo così buffo che le due bambine scoppiarono a ridere divertite.
"Chi sei?" chiesero in coro quando lui si ricompose e tornò in piedi.
La palla di pelo rimase in silenzio per qualche istante, ottenendo la totale attenzione delle bambine.
"Sono l'ambasciatore del Magico Regno Nello Specchio, e sono qui per cercare una regina, visto che la nostra è diventata troppo vecchia. Ha compiuto ormai vent'anni, e le principesse a vent'anni non sono più belle come prima."
Dopo un istante di silenzio, la palla di pelo continuò.
"Sono stato inviato fin qui perché voi siete le prescelte. Voi siete le regine più belle che il nostro reame possa desiderare, e se vorrete accettare di seguirmi vi porterò in trionfo fra la nostra gente come meritate"
Le bambine non dissero una parola ma lo ascoltavano a bocca aperta, sedute sui loro letti e protese verso di lui.
Così detto, lo strano tipo rimase fermo a guardarle, con una mano sul posto del cuore e fissando ora l'una, ora l'altra sorella.
Loro si guardarono perplesse.
"Vuoi dire che il tuo popolo ha scelto noi per diventare regine?" chiese Alba.
"Si, mia signora. Da giorni i nostri sarti stanno cucendo abiti reali di seta e pietre preziose che si intonino con i vostri occhi. E i nostri orafi stanno costruendo corone d'oro zecchino e gioielli che vi faranno brillare come stelle, se verrete con me nel mio regno"
Le bambine avevano gli occhi che brillavano per l'emozione.
"Ma quanto dovremo rimanere da voi?" chiese una.
"Soltanto finchè ne avrete voglia, mie signore. Voi sarete le regine e comanderete su tutto. Potrete decidere cosa fare, e quando, e come. Avrete il potere su tutto perché voi avete la cosa che più ci interessa: la bellezza"
La cosa sembrava proprio interessante, e non ci volle molto per convincere le due piccole: la decisione era presa!
Indossarono le ciabattine rosa di pelo con le perline e i nastri e seguirono l'ambasciatore verso la porta.
Lui si fermò proprio davanti allo specchio e disse "Ecco lo specchio della verità, che mostra quello che conta di più nella vita: la bellezza! Prendetevi per mano mie signore, e saltiamo insieme"
Loro si guardarono riflesse nello specchio: erano davvero belle, e i loro occhi brillavano di felicità perché finalmente qualcuno avrebbe loro dato quello che si meritavano! Si presero per mano e ad un cenno dell'ambasciatore saltarono verso lo specchio.
E miracolo!
Anziché andare a sbattere contro il vetro, vennero risucchiate velocemente in un vortice che le fece precipitare in un tunnel di luci colorate e le trasportò lontano, lontano, lontano… fino al Magico Regno Nello Specchio.
Quando arrivarono trovarono una sorpresa inimmaginabile: cento, forse mille, forse cento-mila palle di pelo stavano ad aspettarle dall'altra parte dello specchio, e non appena le bambine planarono in quel mondo sconosciuto tutti gli abitanti iniziarono a saltellare per la gioia, gridando festosi:
"Evviva le nostre regine! Evviva le nostre belle regine!"
Alba e Aurora non credevano alle loro orecchie, e si sentivano finalmente apprezzate per quanto valevano veramente.
La mamma diceva sempre loro che non era importante essere belle ma era più importante essere buoni dentro. Diceva che non era importante il vestito che indossavi, ma che fosse pulito. E che non bisognava dare confidenza agli sconosciuti perché poteva essere pericoloso…
Tutte balle! Finalmente loro, grazie proprio ad uno sconosciuto, potevano essere delle vere regine e vivere felici per tutta la vita. Forse la mamma aveva sempre mentito per paura che qualcuno potesse allontanarle da lei, ecco qual era la verità.
Le due sorelle furono scortate al palazzo reale fra i petali di fiori, e mentre salutavano la folla agitando le mani con grazie, si sentivano le bambine più fortunate del mondo. Il guardaroba poi era pieni di abiti come nemmeno nei sogni avrebbero potuto immaginare, e diamanti grossi come ceci erano a disposizione per i loro capelli. Le due bambine si sentivano aleggiare come su una nuvola confuse da tanti onori e tanta fortuna.
A turno sedevano nella sala del trono, e mentre una si comportava da regina, l'altra riposava.
Decine di palle di pelo andavano a trovarle nella sala del trono ogni giorno e ogni notte, e si inchinavano davanti a loro solo per guardarle e ammirarne la bellezza. Dovevano fare i turni e alternarsi sul trono perché non c'era mai sosta dalle visite dei sudditi.
Aurora e Alba iniziarono a mostrare qualche segno di noia dopo tre o quattro giorni dal loro arrivo.
"Vorrei vedere mia sorella" disse Aurora una mattina al ciambellano di corte.
"La regina Alba sta dormendo, e non è possibile disturbarla" le rispose quello senza prendere in considerazione la sua richiesta.
"Sono la regina, questo desidero" protestò lei invano. Ma tutto fu inutile.
"Vorrei andare a fare una passeggiata per visitare il mio regno" comunicò Alba una sera, prima che iniziasse il suo turno al trono.
"Ci sono decine di sudditi in fila da ore, una regina non può abbandonare il suo posto" le rispose il solito ciambellano.
"Ma sono la regina, questo desidero" protestò invano.
E ancora.
"Avrei proprio voglia di un gelato alla crema", esclamò Aurora in un pomeriggio d'estate, sudando per il caldo.
"La regina deve rimanere bella per il suo popolo, e un gelato può rovinarti la linea" rispose il ciambellano.
Le due bambine non tardarono a capire che quel castello fatato si stava rivelando una prigione, e sebbene lussuosa e sfarzosa, sempre di una prigione si trattava.
Si sentivano anche molto sole, perché alla lunga avere di fronte persone che ti apprezzano soltanto per il tuo aspetto fisico, senza essere mai interessate ai tuoi desideri, o a quello che hai da dire, alla lunga -dicevo- può stancare.
E così iniziarono a piangere per la tristezza, e a spegnersi piano piano come la fiammella di una candela che si sta consumando.
E più piangevano più il loro viso diventava brutto, e alcuni sudditi avevano già iniziato a lamentarsi per avere delle regine non all'altezza del compito.
Intrappolate nei loro vestiti splendenti e nella loro prigione dorata, le bambine iniziarono a pensare alle parole della loro mamma, e a rendersi finalmente conto che avrebbero dovuto ascoltarla.
Una notte Aurora stava piangendo nel suo letto, fra le lenzuola intessute con fili d'oro e d'argento, quando sentì picchiettare alla finestra.
Si mise in ginocchio sul letto e si pose in attesa, senza osare dire una parola.
Toc toc. Toc toc. Toc toc.
"Avanti!" bisbigliò impercettibilmente.
E dalla finestra socchiusa entrò un fanciullo piccolissimo, con le gambe così corte da sembrare che avesse i piedi attaccati alla cintura.
"E tu chi sei?" chiese Aurora guardandolo inorridita.
"Cara amica, ti sento singhiozzare ogni notte da tempo. Mi si stringe il cuore a sentire tanta tristezza e vorrei aiutarti"
La bambina lo guardò altezzosa "Tu vuoi aiutarmi?! Tu?" e indicò con ironia le sue gambe cortissime, mentre tornava a sedersi sul letto, stanca.
Lui non ci fece caso e continuò.
"Sono intrappolato anche io in questo Regno Magico da tanto tempo. Mi avevano detto che se avessi seguito l'ambasciatore sarei diventato bello e forte come un re, e così ho fatto. Sai, a scuola mi prendevano tutti in giro per il mio aspetto fisico, e l'idea di diventare un re mi attirava tanto! Invece, una volta arrivato qui, mi sono accorto che per diventare bello sarei dovuto diventare muto, e quando mi sono rifiutato mi hanno rinchiuso in questo palazzo in attesa che io cambiassi idea"
"Diventare muto?" chiese Aurora.
"Esatto. Per avere la bellezza devo dare qualcosa in cambio. Mi hanno proposto di prendere uno sciroppo che mi manda via la voce, perché dicono che un re bello non ha bisogno di parlare e di pensare."
"Ma è terribile! A cosa serve essere belli se non puoi più parlare, o cantare, o esprimerti?" esclamò Aurora. E solo in quel momento realizzò che la stessa cosa era successa a lei e sua sorella: erano diventate niente più che due statue da ammirare, prive di voce e di volontà. Erano sempre più belle, ma sempre più tristi e sole.
"La bellezza non è tutto", mormorò per la prima volta nella sua vita, "aveva ragione la mamma. E non bisogna credere alle promesse degli sconosciuti, mai!"
I due bambini passarono la notte ad escogitare un piano di fuga, poi si diedero appuntamento per la notte successiva per stabilire gli ultimi dettagli. Durante la giornata successiva il fanciullo con le gambe corte ripetè il piano anche ad Alba per metterla al corrente.
Quella domenica un'amara sorpresa accolse i sudditi in fila davanti al trono: la regina si era tagliata i suoi preziosi capelli, aveva le occhiaie gonfie e arrossate e vestiva di stracci, con quella che sembrava una camicia da notte e delle pantofole di pelo rosa.
La sollevazione popolare e il frastuono furono tali che il ciambellano mandò a chiamare l'ambasciatore. Di fronte a tanta bruttezza l'ambasciatore inorridì, e capì che era il momento di cercare una nuova regina.
Le guardie di pelo rinchiusero Alba e Aurora nello stesso palazzo del fanciullo dalle gambe corte, e quella notte tutti e tre insieme riuscirono a scavalcare l'altissimo muro del giardino, aiutandosi a vicenda. Corsero nel buio più lontano possibile dal palazzo, corsero fino a che non spuntarono le prime luci del sole. Si nascosero fra il fitto dei cespugli, e quando passò l'ambasciatore diretto alla porta magica dello specchio, lo seguirono senza farsi notare.
Non restava altro che aspettare in silenzio che tutti si allontanassero, per saltare nello specchio anche loro.
Quella stessa sera i tre bambini si presero per mano, e guardandosi l'un l'altro per darsi coraggio fecero un salto verso il portale, svanendo in un soffio da quel regno fatato.
Erano passati mesi dalla loro scomparsa, avrebbero trovato ancora la loro casa? e i loro genitori sarebbero stati felici di rivederli? Mentre il tunnel li faceva precipitare veloci verso la loro realtà, i pensieri si facevano sempre più preoccupati.
Un istante dopo erano sdraiate per terra, Aurora e Alba, nella penombra della loro cameretta.
La mamma aprì appena la porta e uno spiraglio di luce buona arrivò dal corridoio.
"Bambine, che ci fate sul pavimento? Su, tornate a letto che prendete freddo"
Le piccole le corsero al collo in lacrime, e non riesco a trovare le parole per descrivere la loro gioia.
"Avete fatto un brutto sogno? Siete cadute dal letto? Cosa è successo principesse mie?" chiese la mamma.
"No mamma, non ci chiamare più così! E per favore, smettila di comprare vestiti per noi, ne abbiamo già a sufficienza. Piuttosto perché non andiamo in libreria domani, a prendere quel libro che ti piaceva tanto da bambina? Così puoi leggercene un po' ogni sera!"
La mamma le guardò meravigliata, e capì che qualcosa era cambiato.
Gli occhi delle sue bambine non erano più rivolti solo su se stesse, ma avevano iniziato a guardare il mondo.
"Ora dormite, che si è fatto tardi!" disse la mamma, e dopo un bacio se ne andò.
Era stato solo un sogno allora! Anche i capelli erano di nuovo lunghi, e lo specchio, a toccarlo, era duro e freddo come ogni normalissimo specchio della Terra.
Andarono a scuola felici e sollevate quella mattina. E per la prima volta all'intervallo, notarono un bambino in carrozzella spinto dalla sua maestra, in disparte in un angolo del cortile.
Era lui, il principe dalle gambe corte!
Aurora e Alba si avvicinarono e lo guardarono timide.
Chissà perché c'era anche lui nel loro sogno? Chissà se anche lui…
"Ciao! Vi preferivo con i capelli corti, sapete?" disse lui.
E sorrise, facendo l'occhiolino.
Quando arrivarono trovarono una sorpresa inimmaginabile: cento, forse mille, forse cento-mila palle di pelo stavano ad aspettarle dall'altra parte dello specchio, e non appena le bambine planarono in quel mondo sconosciuto tutti gli abitanti iniziarono a saltellare per la gioia, gridando festosi:
"Evviva le nostre regine! Evviva le nostre belle regine!"
Alba e Aurora non credevano alle loro orecchie, e si sentivano finalmente apprezzate per quanto valevano veramente.
La mamma diceva sempre loro che non era importante essere belle ma era più importante essere buoni dentro. Diceva che non era importante il vestito che indossavi, ma che fosse pulito. E che non bisognava dare confidenza agli sconosciuti perché poteva essere pericoloso…
Tutte balle! Finalmente loro, grazie proprio ad uno sconosciuto, potevano essere delle vere regine e vivere felici per tutta la vita. Forse la mamma aveva sempre mentito per paura che qualcuno potesse allontanarle da lei, ecco qual era la verità.
Le due sorelle furono scortate al palazzo reale fra i petali di fiori, e mentre salutavano la folla agitando le mani con grazie, si sentivano le bambine più fortunate del mondo. Il guardaroba poi era pieni di abiti come nemmeno nei sogni avrebbero potuto immaginare, e diamanti grossi come ceci erano a disposizione per i loro capelli. Le due bambine si sentivano aleggiare come su una nuvola confuse da tanti onori e tanta fortuna.
A turno sedevano nella sala del trono, e mentre una si comportava da regina, l'altra riposava.
Decine di palle di pelo andavano a trovarle nella sala del trono ogni giorno e ogni notte, e si inchinavano davanti a loro solo per guardarle e ammirarne la bellezza. Dovevano fare i turni e alternarsi sul trono perché non c'era mai sosta dalle visite dei sudditi.
Aurora e Alba iniziarono a mostrare qualche segno di noia dopo tre o quattro giorni dal loro arrivo.
"Vorrei vedere mia sorella" disse Aurora una mattina al ciambellano di corte.
"La regina Alba sta dormendo, e non è possibile disturbarla" le rispose quello senza prendere in considerazione la sua richiesta.
"Sono la regina, questo desidero" protestò lei invano. Ma tutto fu inutile.
"Vorrei andare a fare una passeggiata per visitare il mio regno" comunicò Alba una sera, prima che iniziasse il suo turno al trono.
"Ci sono decine di sudditi in fila da ore, una regina non può abbandonare il suo posto" le rispose il solito ciambellano.
"Ma sono la regina, questo desidero" protestò invano.
E ancora.
"Avrei proprio voglia di un gelato alla crema", esclamò Aurora in un pomeriggio d'estate, sudando per il caldo.
"La regina deve rimanere bella per il suo popolo, e un gelato può rovinarti la linea" rispose il ciambellano.
Le due bambine non tardarono a capire che quel castello fatato si stava rivelando una prigione, e sebbene lussuosa e sfarzosa, sempre di una prigione si trattava.
Si sentivano anche molto sole, perché alla lunga avere di fronte persone che ti apprezzano soltanto per il tuo aspetto fisico, senza essere mai interessate ai tuoi desideri, o a quello che hai da dire, alla lunga -dicevo- può stancare.
E così iniziarono a piangere per la tristezza, e a spegnersi piano piano come la fiammella di una candela che si sta consumando.
E più piangevano più il loro viso diventava brutto, e alcuni sudditi avevano già iniziato a lamentarsi per avere delle regine non all'altezza del compito.
Intrappolate nei loro vestiti splendenti e nella loro prigione dorata, le bambine iniziarono a pensare alle parole della loro mamma, e a rendersi finalmente conto che avrebbero dovuto ascoltarla.
Una notte Aurora stava piangendo nel suo letto, fra le lenzuola intessute con fili d'oro e d'argento, quando sentì picchiettare alla finestra.
Si mise in ginocchio sul letto e si pose in attesa, senza osare dire una parola.
Toc toc. Toc toc. Toc toc.
"Avanti!" bisbigliò impercettibilmente.
E dalla finestra socchiusa entrò un fanciullo piccolissimo, con le gambe così corte da sembrare che avesse i piedi attaccati alla cintura.
"E tu chi sei?" chiese Aurora guardandolo inorridita.
"Cara amica, ti sento singhiozzare ogni notte da tempo. Mi si stringe il cuore a sentire tanta tristezza e vorrei aiutarti"
La bambina lo guardò altezzosa "Tu vuoi aiutarmi?! Tu?" e indicò con ironia le sue gambe cortissime, mentre tornava a sedersi sul letto, stanca.
Lui non ci fece caso e continuò.
"Sono intrappolato anche io in questo Regno Magico da tanto tempo. Mi avevano detto che se avessi seguito l'ambasciatore sarei diventato bello e forte come un re, e così ho fatto. Sai, a scuola mi prendevano tutti in giro per il mio aspetto fisico, e l'idea di diventare un re mi attirava tanto! Invece, una volta arrivato qui, mi sono accorto che per diventare bello sarei dovuto diventare muto, e quando mi sono rifiutato mi hanno rinchiuso in questo palazzo in attesa che io cambiassi idea"
"Diventare muto?" chiese Aurora.
"Esatto. Per avere la bellezza devo dare qualcosa in cambio. Mi hanno proposto di prendere uno sciroppo che mi manda via la voce, perché dicono che un re bello non ha bisogno di parlare e di pensare."
"Ma è terribile! A cosa serve essere belli se non puoi più parlare, o cantare, o esprimerti?" esclamò Aurora. E solo in quel momento realizzò che la stessa cosa era successa a lei e sua sorella: erano diventate niente più che due statue da ammirare, prive di voce e di volontà. Erano sempre più belle, ma sempre più tristi e sole.
"La bellezza non è tutto", mormorò per la prima volta nella sua vita, "aveva ragione la mamma. E non bisogna credere alle promesse degli sconosciuti, mai!"
I due bambini passarono la notte ad escogitare un piano di fuga, poi si diedero appuntamento per la notte successiva per stabilire gli ultimi dettagli. Durante la giornata successiva il fanciullo con le gambe corte ripetè il piano anche ad Alba per metterla al corrente.
Quella domenica un'amara sorpresa accolse i sudditi in fila davanti al trono: la regina si era tagliata i suoi preziosi capelli, aveva le occhiaie gonfie e arrossate e vestiva di stracci, con quella che sembrava una camicia da notte e delle pantofole di pelo rosa.
La sollevazione popolare e il frastuono furono tali che il ciambellano mandò a chiamare l'ambasciatore. Di fronte a tanta bruttezza l'ambasciatore inorridì, e capì che era il momento di cercare una nuova regina.
Le guardie di pelo rinchiusero Alba e Aurora nello stesso palazzo del fanciullo dalle gambe corte, e quella notte tutti e tre insieme riuscirono a scavalcare l'altissimo muro del giardino, aiutandosi a vicenda. Corsero nel buio più lontano possibile dal palazzo, corsero fino a che non spuntarono le prime luci del sole. Si nascosero fra il fitto dei cespugli, e quando passò l'ambasciatore diretto alla porta magica dello specchio, lo seguirono senza farsi notare.
Non restava altro che aspettare in silenzio che tutti si allontanassero, per saltare nello specchio anche loro.
Quella stessa sera i tre bambini si presero per mano, e guardandosi l'un l'altro per darsi coraggio fecero un salto verso il portale, svanendo in un soffio da quel regno fatato.
Erano passati mesi dalla loro scomparsa, avrebbero trovato ancora la loro casa? e i loro genitori sarebbero stati felici di rivederli? Mentre il tunnel li faceva precipitare veloci verso la loro realtà, i pensieri si facevano sempre più preoccupati.
Un istante dopo erano sdraiate per terra, Aurora e Alba, nella penombra della loro cameretta.
La mamma aprì appena la porta e uno spiraglio di luce buona arrivò dal corridoio.
"Bambine, che ci fate sul pavimento? Su, tornate a letto che prendete freddo"
Le piccole le corsero al collo in lacrime, e non riesco a trovare le parole per descrivere la loro gioia.
"Avete fatto un brutto sogno? Siete cadute dal letto? Cosa è successo principesse mie?" chiese la mamma.
"No mamma, non ci chiamare più così! E per favore, smettila di comprare vestiti per noi, ne abbiamo già a sufficienza. Piuttosto perché non andiamo in libreria domani, a prendere quel libro che ti piaceva tanto da bambina? Così puoi leggercene un po' ogni sera!"
La mamma le guardò meravigliata, e capì che qualcosa era cambiato.
Gli occhi delle sue bambine non erano più rivolti solo su se stesse, ma avevano iniziato a guardare il mondo.
"Ora dormite, che si è fatto tardi!" disse la mamma, e dopo un bacio se ne andò.
Era stato solo un sogno allora! Anche i capelli erano di nuovo lunghi, e lo specchio, a toccarlo, era duro e freddo come ogni normalissimo specchio della Terra.
Andarono a scuola felici e sollevate quella mattina. E per la prima volta all'intervallo, notarono un bambino in carrozzella spinto dalla sua maestra, in disparte in un angolo del cortile.
Era lui, il principe dalle gambe corte!
Aurora e Alba si avvicinarono e lo guardarono timide.
Chissà perché c'era anche lui nel loro sogno? Chissà se anche lui…
"Ciao! Vi preferivo con i capelli corti, sapete?" disse lui.
E sorrise, facendo l'occhiolino.
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